Regione e ASL: un mare di debiti!

20 milioni di euro è la presunta perdita di esercizio alla quale la ASL di Chieti va incontro per la fine del 2013 secondo quanto risulta da un documento che qualche settimana fa l’Azienda ha fatto recapitare ai direttori delle Unità Operative e a quanti sono chiamati a porvi rimedio.

Il problema è che la soluzione adottata è quella aritmeticamente più semplice, ma sostanzialmente più ingiusta e pericolosa.

L’obiettivo che la ASl si è posto, infatti, è quello di un taglio lineare del 20% su ogni voce di spesa, ma chi ne pagherà il conto sono i lavoratori e, come sempre, i cittadini pazienti.

Racimolare 20 milioni di euro senza andare a scovare gli sprechi e le vere ragioni che hanno portato ad uno scostamento così evidente rispetto alle previsioni, è una operazione che sta già portando a gravi conseguenze nell’erogazione dei servizi.

Gli ospedali della provincia di Chieti hanno già subito un taglio nelle ore di servizio di ausiliari, operatori socio sanitari e addetti alle pulizie.

Ad esempio, per la cooperativa Azzurra è stato deciso un taglio di circa 1 milione di euro (e parliamo della cooperativa esterna che si occupa anche dell’assistenza domiciliare integrata); per i servizi di pulizie sono previsti tagli per circa mezzo milione di euro ripartiti tra “La Cascina” (circa 235mila euro) e Diemme (circa 257mila euro).

Tutto questo non fa che ripercuotersi sui lavoratori che si vedono tagliare ore di servizio e, quindi, stipendi. Ma le conseguenze le pagano anche i pazienti. Noi temiamo seriamente circa il futuro dell’assistenza perché nessuno calcola, come andiamo dicendo da anni, i costi che bisogna sostenere a fronte dei tagli lineari che vengono indiscriminatamente operati.

Per scovare i 20 milioni, infatti, scopriamo ogni giorno, come i cittadini ci riferiscono, che si taglia sui farmaci ospedalieri con la conseguenza che i degenti sono costretti a portarseli da casa e che anche la biancheria nelle corsie scarseggia.

Ancora una volta la necessità di far tornare i conti si traduce in un pericoloso deficit di assistenza ed è contro tutto questo che il nostro gruppo consiliare, spesso inascoltato, sta portando avanti la sua battaglia che è certamente qualcosa di più grande della difesa di un ospedale o di un singolo reparto, cosa sulla quale ci si è recentemente concentrati montando inutili polemiche che non colgono nel segno.

Noi vogliamo far capire che la questione sanità è una questione di insieme. Noi non pensiamo, ad esempio, che l’ospedale di Guardiagrele si possa salvare se non si salva l’intero sistema e nessuno può pensare di salvare una Unità Operativa se non ragiona in una logica di insieme.

Ecco perché la situazione della ASL non si può leggere a prescindere dal quadro regionale, anche alla luce degli ultimi dati messi nero su bianco nel verbale della riunione di verifica tenutasi a Roma lo scorso 21 novembre.

Sono sufficienti alcuni riferimenti per capire che il quadro che Chiodi va delineando per ipotecare il suo futuro elettorale, è semplicemente scollegato dalla realtà che viene certificata a Roma.

I Ministeri hanno fatto presente a Chiodi che avrebbe potuto restituire il potere decisionale al Consiglio Regionale negoziando un nuovo piano di rientro per uscire dal commissariamento. Questa puntualizzazione svela il grande imbroglio del nuovo programma operativo 2013-2015 che annuncia la fine del commissariamento, ma non dice che questo poteva avvenire sin dal 2010, come noi avevamo sottolineato nel primo dei nostri ricorsi.

Ma il Tavolo dice qualcosa in più quando mette nero su bianco l’accusa di “carenze amministrative nella struttura regionale e belle strutture aziendali amministrative e contabili” che, ad esempio, avrebbero omesso di evidenziare 102 milioni di euro da compensare per il periodo fino al 31 dicembre 2011.

Ma i cittadini neppure sanno che nel marzo 2011 Chiodi chiese ed ottenne una anticipazione di ben 200 milioni di euro per ripianare il debito sanitario con impegno alla restituzione in trent’anni con rate annue di 13 milioni, come non sanno che intende chiedere una nuova anticipazione, a causa della carenza di liquidità, con la conseguenza che non potrà eliminare le aliquote fiscali maggiorate a causa del deficit e neanche le entrate a scopi extrasanitari.

Ora, chi chiede anticipazioni per quale motivo lo fa? Se davvero i conti fossero in ordine, perché chiedere prestiti impedendo la cancellazione delle aliquote fiscali o di spendere in altri settori sempre più trascurati?

Se a questi aspetti finanziari si aggiungono le inadempienze sui livelli essenziali di assistenza (residenzialità per anziani, rete dell’emergenza…) ci rendiamo conto che il pianeta sanità è un pianeta che, messo nelle mani di uno uomo solo al comando, non ha visto nessun cambiamento.

Noi abbiamo l’obbligo morale di andare avanti in questa battaglia, anche legale, perché non possiamo essere complici di una silenziosa distruzione dei diritti dei cittadini e lo continueremo a fare tenendo presente la dimensione globale del problema.

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