Il servizio idrico deve essere (veramente) pubblico

 

Su questo tema l’amministrazione guardiese è (stata) assente.

Il problema idrico va affrontato e risolto a più livelli e sono livelli sui quali abbiamo approfondito e proponiamo soluzioni e interventi.

La questione, infatti, non riguarda solo i pur essenziali lavori sulle reti, questione che l’amministrazione non può risolvere invocando l’intervento della protezione civile quando andrebbero cercate altre interlocuzioni.

Di fronte ad una gestione “in house” (quella, cioè, affidata alle varie società come la nostra SASI) che si è rivelata fallimentare a causa di enormi problemi finanziari (basti dire che diventano difficili gli investimenti poiché i finanziatori non si sentono garantiti), il problema della pubblicità della risorsa si impone in maniera ancora più seria per verificare se ci siano altre strade.

Nello scorso mese di settembre, in un documento del gruppo consiliare, abbiamo messo in evidenza che l’esito del referendum del 2011 (oltre ad avere spazzato via il principio della remunerazione del capitale) consente una scelta tra più forme di gestione e quella che a noi sembra più rispondente a quello che la gente vuole (soluzione attuata anche in altre realtà) è la costituzione di una azienda speciale (che è cosa diversa da una società di capitali che lavora per il profitto), anche di tipo consortile perché, finalmente, il servizio torni, anche nello spirito e non solo sulla carta, in mano pubblica e sia lontano da ogni logica di profitto e di utile che contrasta con l’essenza stessa del bene pubblico acqua.

Con una diffida del 28 ottobre avevamo anche diffidato il presidente della Provincia a convocare l’Assemblea dei Sindaci (ASSI) per modificare il Piano d’Ambito.

Ebbene, l’ERSI, che è l’ATO unico istituito dalla legge regionale 9/2011, sta praticamente promuovendo la conferma dell’attuale gestione ed ha chiesto i pareri alle province.

La provincia di Chieti ha convocato l’assemblea dei sindaci che è andata deserta il 23 dicembre e ha visto la partecipazione di appena 21 sindaci sui 104 della provincia. Anche il sindaco di Guardiagrele era assente e questo è un fatto gravissimo soprattutto perché gli interessi di una comunità assetata andrebbero difesi sempre e in ogni luogo.

Il nostro gruppo consiliare non è stato informato della convocazione.

Avremmo potuto dare il nostro contributo e chiedere al sindaco di sostenere una posizione, ma questo non è avvenuto ed è bene che i cittadini lo sappiano.

Infatti, visto che l’origine dei problemi risiede proprio nella modalità di gestione della risorsa, l’assemblea dei sindaci che pare abbia votato il sostegno alla gestione “in house”, era la sede nella quale il sindaco, quale rappresentante della sua comunità, avrebbe dovuto portare la richiesta di una radicale trasformazione e il fatto che nei banchi della giunta provinciale sieda anche un assessore comunale non costituisce una garanzia poiché, tra l’altro, nell’assemblea neanche è ammessa la delega.

Noi siamo indignati per questa leggerezza, per il fatto che l’apparente soluzione del problema (visto che oggi l’acqua non manca) lasci l’amministrazione muta quando, invece, ci sarebbe persino da denunciare l’illegittimità di norme che danno per scontata la conferma dell’attuale gestione.

Il nostro gruppo, anche su questo tema, mantiene alta l’attenzione attivando i suoi canali e denunciando le inadeguatezze di un sistema che potrebbe rivelarsi la premessa per l’ingresso di capitali privati nella gestione della risorsa.

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