Ball di San Martino Sulla Marrucina

Giovedì 27 dicembre in Consiglio comunale abbiamo discusso della nota vicenda della Ball di San Martino sulla Marrucina, alla presenza del sindaco di San Martino sulla Marrucina, Luciano Giammarino, e di Andrea De Lutis, segretario provinciale della FIOM CGIL che ringrazio.

Dal 1° gennaio (all’inizio era il giorno di Natale), 69 persone (alle quali si aggiungono i lavoratori dell’indotto e gli altri addetti) saranno senza lavoro a causa della scelta di una azienda americana che produce lattine e che ha moltiplicato il suo profitto grazie alla produzione dello stabilimento di San Martino. A poco serve un incentivo all’uscita per chi, di fatto, accetta (anzi, subisce) il licenziamento ed è derubato della speranza. L’assurdo è che l’azienda non chiude perché non fa utili, ma solo perché vuole farne di più.

In Consiglio abbiamo ricostruito i passaggi di una storia durata poco più di due mesi. Abbiamo ascoltato una vicenda che, alla fine, è soprattutto il racconto di vite concrete di persone che, nonostante il dramma, hanno conservato compattezza, compostezza e dignità.

Che si fa ora? L’accordo stipulato nella sede della Regione, con l’intervento determinante del presidente Giovanni Lolli che ha ricucito lo strappo dopo la incredibile nottata che sembrava aver chiuso per sempre anche alla possibilità di un accompagnamento economico all’uscita, non può chiudere la partita. A parte la strada della reindustrializzazione, per la quale è previsto un percorso che durerà nel tempo, è necessario trarre impegni da questa vicenda.

In Consiglio abbiamo ragionato sulla possibilità di aprire una strada che parte da quello che dice la nostra Costituzione che parla molto chiaramente.

“L’iniziativa economica privata è libera”, ma, “non può svolgersi in contrasto con la utilità sociale o in modo da recare danno” alla dignità umana (art. 41). Inoltre, anche l’attività economica privata deve essere indirizzata verso “fini sociali”. Anche la proprietà privata, riconosciuta e garantita, può essere limitata “allo scopo di assicurarne la funzione sociale”. Insomma, in tutti i casi in cui l’iniziativa economica privata viene meno alla sua funzione sociale e lede la dignità della persona, siamo fuori dal quadro che la Costituzione ha tracciato.

Il nostro impegno, sul quale ci siamo già messi al lavoro, deve essere quello di tradurre in norme questo principio perché le tante vicende Ball che in Italia coinvolgono migliaia di lavoratori, incontrino un limite e un argine, soprattutto quando non ci sono ragioni economiche che le giustificano.

Con il sindacato e anche con l’Università vogliamo aprire al più presto un laboratorio per arrivare a formulare una proposta concreta, senza trascurare altre strade che, come sostiene una autorevole scuola (quella che fa capo a Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale che abbiamo incontrato a Roma), sono a portata di mano dei comuni per dare applicazione diretta alla Costituzione, ad esempio con regolamenti o con azioni legali.

L’altro impegno che abbiamo preso è quello del dialogo con la Scuola. I nostri ragazzi, i futuri amministratori e dirigenti d’azienda, devono sapere qual è l’importanza del lavoro, qual è il valore della dignità umana, cosa significhi prendere decisioni in nome del solo profitto. Lo faremo facendo incontrare i protagonisti di questa storia con i giovani che ascolteranno, vedranno e toccheranno con mano cosa è accaduto!

Solo in questo modo potremo dire di avere fatto il nostro dovere che è quello di trarre insegnamenti e impegnarsi per il futuro; che era e resta quello di lottare, fino in fondo e fino all’ultimo, al fianco di chi lotta.

Noi ci siamo e ci saremo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *